Lo abbiamo fatto tutti, innumerevoli volte. Solo che non sapevamo che avesse un nome!

 

Ispirato al nome del protagonista del celeberrimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald, si chiama fare “gatsbying” quando pubblichiamo sui nostri social foto messe apposta per attirare l’attenzione di chi ci piace.

 

 

La foto in palestra, con la pancia piatta e il gluteo tonico, oppure quella al mare, mentre fissiamo persi nell’orizzonte. O quella con gli amici, mentre ci stiamo divertendo come non mai nella vita. Sentimenti e angolazioni studiati a tavolino per far credere a lui/lei che 1) siamo persone interessantissime con una vita fighissima; 2) in caso di break up, stiamo da Dio e ce la spassiamo come non mai.

Ecco allora che siamo tutti colpevoli di aver fatto “gatsbying” almeno una vola nella vita, solo che non sapevamo che questa pratica avesse un nome!

Da qualche anno, lo scacchiere della seduzione si è spostato dal piano reale a quello virtuale, con i social come prima “vetrina” di noi stessi, un assaggio di chi siamo o potremmo essere.

Ci sentiamo costretti a far vedere sempre il nostro lato migliore, anche se quanto accade in foto non rappresenta una versione veritiera della realtà. Il “gatsbying” non è altro che utilizzare i social per promuovere il lato interessante di noi con lo scopo di attirare l’attenzione di una specifica persona e invogliarla ad approcciarci.

In fondo un po’ di marketing non ha mai fatto male a nessuno! L’importante è non fare pubblicità ingannevole vendendo un’immagine di noi che non esiste nella vita reale.

 

 

 

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