Se lasciarsi tentare dall’infedeltà è raro per coloro che si sentono soddisfatti in coppia, è perché quest’ultima è talmente mal vista che si pensa che solo chi naviga in cattive acque finisca per cedervi.

di Audren

 

Tra seduttori compulsivi, mogli abbandonate e coppie in attesa di scoppiare, l’infedeltà è sempre vista come il sintomo di un qualche malfunzionamento. Come ci raccontano i media, attraverso le voci dei cosiddetti “esperti”, la pura ricerca del piacere – se non connessa con l’amore – non esiste. Così, coloro che pur sentendosi felici nella coppia continuano ad espandere altrove i propri orizzonti sessuali sono etichettati allo stesso modo degli insoddisfatti. In fondo la coppia perfetta non esiste, e troveremo sempre un’incrinatura anche in quelle più felici. Quindi ci verrà sempre presentato uno scenario abbastanza grigio quando si parla di relazioni extraconiugali. E anche qualora lo si trattasse in maniera neutra, gli “edonisti” dichiarati (sia che si trovino in una relazione aperta, sia che lo facciano di nascosto) saranno sempre considerati una bestia rara, un’anomalia nel sistema della sociologia amorosa. E se queste eccezioni alla norma della monogamia, altro non fossero che la prova che la norma non funziona? Attenzione, perché è qui che sta la vera trappola.

La nostra visione è distorta da un contesto culturale che ci ricorda costantemente che l’adulterio è proibito. Certo, non è più legalmente perseguibile, ma la morale e l’ideale platonico della coppia esclusiva ci hanno convinto che sia peccato andare a cercare tra le braccia di un altro del piacere “in più”. Chi lo fa si espone alla stigmatizzazione sociale, alla gogna pubblica per aver soppresso una coppia “sana” solo per un assecondare un capriccio. Si capisce quindi perché, anche se l’idea ci attraversa la mente, si preferisca di gran lunga non farlo. Non si vuole cadere nella trappola. Ed ecco perché l’infedeltà diventa ad appannaggio solo di coloro la cui vita di coppia è ormai giunta al capolinea.

Io lo chiamo l’effetto “proibizionismo”. Negli Stati Uniti, nei primi anni ’20, sotto la pressione morale dei puritani che volevano estirpare la piaga dell’alcolismo, ci fu un periodo in cui la vendita di alcolici fu proibita del tutto. Ovviamente, la consumazione di alcolici non si fermò, ma divenne clandestina e ipocrita, facendo aumentare vertiginosamente il tasso di criminalità e le attività illecite. E questo rafforzò ancora di più l’idea che l’alcol fosse qualcosa di terribile e dannoso per la società.

Allo stesso modo, colui o colei che si permette di uscire dal perimetro della coppia felice per affermare la propria libertà sessuale del “piacere per il piacere”, si ritrova catalogato come quel buongustaio che negli anni ’20 non poteva versarsi un bicchiere di cabernet-sauvignon della California senza essere considerato un riprovevole ubriacone.

Ce ne vorrà di tempo perché riusciamo a sbarazzarci di questa morale obsoleta che fa dell’esclusività sessuale la sola fondamenta della coppia. Se bastasse non dormire altrove per far sì che la coppia duri tutta la vita, avremmo solo coppie felici. Al contrario, se bastasse solo andare a letto con qualcuno per distruggere un matrimonio felice, avremmo solo persone divorziate.

Fortunatamente, ci sono esempi recenti che stanno invertendo la tendenza. Da quando la cultura mainstream ha sdoganato cose diaboliche come i vibratori, il porno, i sexy shop – che da luoghi tristi e sordidi sono diventati love-stores molto chic – o i film erotici in cui le attrici si prendono lo stesso piacere degli attori, possiamo positivamente sperare di essere finalmente liberi dall’obbligo implicito dell’esclusività sessuale (o almeno di poterlo rinegoziare). E allora vedremo davvero uomini e donne felici, muoversi leggeri come farfalle sapendo di poter cercare nuovi piaceri senza mettere a repentaglio una relazione che funziona.