Di fronte a me

di Hannah Stazya

 

Parte seconda

 

Quella notte, mentre tutti dormivano, io non chiusi occhio. Troppe domande, troppi interrogativi. Ero riuscita a tenerlo a distanza, a non incontrarlo. Ma nonostante questo, non ero riuscita a sopprimere il bisogno di sentirlo. E così avevamo continuato. Mi aveva perdonato il mio rifiuto insolente, ma entrambi sapevamo che, prima o poi, l’occasione si sarebbe ripresentata e che allora avremmo dovuto decidere se dare finalmente ascolto alla passione o terminare del tutto quello c’era.

Accesi il computer per distrarmi un po’. Ed eccola lì, la notifica di un nuovo messaggio in arrivo. Era lui. Con il cuore in gola cliccai per leggerlo. Mi proponeva di incontrarlo, non voleva più aspettare. E nemmeno io, ammisi finalmente a me stessa. Non sapeva che io fossi lì, e questo per lui era chiaramente un segno del destino. Un destino che voleva a tutti i costi farci incontrare. L’idea di tradire mio marito mi era insopportabile; ma adesso che lo avevo visto, adesso che mi era così vicino, il solo pensiero di non rivederlo più per me era ancora peggio. Solo una volta. Solo per sentirmi viva. Solo una volta, per toccarlo, accarezzarlo, sentire il suo sapore. Solo una volta e poi avrei ricominciato da zero.

*****

L’appuntamento era confermato. L’alibi trovato. Adesso dovevamo solo vederci. Aveva prenotato una camera in un piccolo albergo vicino alla spiaggia. E fu sulla soglia di quella camera, di quel piccolo albergo, con il cuore impazzito e le gambe molli, che lo rividi di nuovo di fronte a me.

Di nuovo i nostri sguardi si incontrarono. Volevo parlare, ma non riuscivo ad emettere alcun suono. Volevo sorridere ma la mia bocca si rifiutava di aprirsi. Mi prese per mano e mi fece entrare, chiuse piano la porta e mi baciò senza dire una parola. Fu un bacio dolce, poi appassionato. Tenero e poi animalesco. Caldo ed elettrico. Fece scendere le mani lungo la schiena, seguendo la linea dei miei fianchi. Tremavo, e il suo corpo incollato al mio tremava con me. Le nostre vite reali erano lontane anni luce. Continuando a baciarmi, mi spinse contro la porta e mi tolse la camicetta. Io non fui da meno e gli sbottonai la sua. Pelle nuda contro pelle nuda, finalmente ci stavamo toccando. Quante volte lo avevo sognato? Quante volte lo avevo immaginato? Nessuna delle mie fantasie mi aveva preparato a quanto stava accadendo. Lui, l’oggetto del desiderio più forte che avessi mai provato in tutta la mia vita, mi stava accarezzando il seno e i miei capezzoli non potevano rimanere insensibili sotto alle sue dita e alle sue labbra. Con un gesto rapido, si sbarazzò del mio reggiseno. Altrettanto rapidamente, le sue mani danzavano sulla mia pelle scossa dai brividi, mentre con la bocca continuava a suggermi dolcemente. La mia gonna finì a terra. Le sue mani strette sulle mie natiche. Si mise in ginocchio di fronte a me.

Delicatamente mi allargò le gambe e iniziò a baciarmi lungo l’interno delle cosce. Stava ben attento a non avvinarsi troppo a quella parte di me che lo reclamava potente, affamata. Gli piaceva giocare. Lo sapevo e lo trovavo eccitante. Mi tolse l’ultimo piccolo pezzo di tessuto che ancora nascondeva quanto avevo voglia di lui. In un armonia di lingua, di labbra e di dita era diventato il direttore che guidava l’orchestra dei miei sensi, facendo montare come una marea il mio desiderio. Mi portò al limite, continuando a titillarmi fino a che non gemetti dal piacere. Volevo fare altrettanto. Con un gesto dolce lo invitai ad alzarsi. Lo baciai e mi inginocchiai a mia volta. Era il mio turno di giocare con lui e, da quello che vedevo di fronte a me, lui non aspettava altro. La mia lingua saettò come quella di un serpente, accarezzandolo, seguendone il contorno, avvolgendolo. Lo gustai a fior di labbra e poi più a fondo. Alzai gli occhi per guardarlo. Gli piaceva ciò che stavo piacendo, e a me pure. Iniziai succhiarglielo, la mia bocca che saliva e scendeva, sempre più in basso fino alla base della sua virilità. Lo sentivo fremere, vibrare, cercare di contenersi, ribellarsi agli assalti della mia bocca sempre più vogliosa. Mi prese per i capelli e mi sollevò la testa, gli scoccai uno sguardo dissoluto. La sua espressione cambiò. Avevo risvegliato l’animale. Si morse il labbro come ad annunciare il seguito bestiale che stava per succedere. E che successe. Mi fece alzare di scatto e premette il suo corpo contro il mio. I suo occhi erano vacui, pieni di una fame che rifletteva la mia. Lo volevo dentro di me, subito. Non volevo più giocare. A quanto pare nemmeno lui. Mi girò contro la porta, mi piegò in avanti ed entrò dentro di me. Mi gustai ogni centimetro, piegandomi ancora per accoglierlo sempre più in profondità. Con le mani contro la porta, la schiena inarcata, godevo sotto ogni spinta, implorandolo silenziosamente di andare ancora più a fondo.

Ti piace?

Finalmente sentivo la sua voce. E le prime parole che pronunciava furono le più deliziose che avessi mai sentito. La sua timidezza era sparita. E la mia pure.

Sì. Non lo vedi?
Ne vuoi ancora?
Sì. Più forte.
Brava ragazza, disse ironico.

Non riuscii a non sorridere a quelle parole che mi ricordarono i nostri deliri virtuali. E che, finalmente, si erano trasformati in realtà. Aumentò il ritmo. Sotto ai suoi colpi sempre più forti il mio piacere montò incontrollato. Mi teneva una mano sul fianco per aiutarsi a dare la spinta. La spostò a ghermirmi una natica, sempre più tese verso di lui. Gemetti. Sapeva che mi piaceva. Era come se fosse nella mia testa. Era un pensiero inquietante ma allo stesso tempo terribilmente eccitante. Mi abbandonai completamente a lui e diventammo un tutt’uno. All’ultimo momento, mi ritrassi di scatto e mi inginocchiai ancora una volta di fronte a lui. Il suo ultimo gemito di piacere finì nella mia bocca. Un ultimo, delizioso boccone di lui. Si accasciò al mio fianco contro la porta per riprendere fiato. Ansimavo. Mi sentivo svuotata, leggera, finalmente libera da tutti quei pensieri che avevano oppresso i miei giorni e le mie notti. La realtà aveva superato la fantasia e io mi sentivo rinata.

*****

Passammo una notte agitata e decisamente eccitante. Esplorammo ogni angolo di quella piccola stanza d’albergo e della spiaggetta sottostante, cercando goffamente di reprimere le risate e l’eccitazione per non attirare l’attenzione di un passante un po’ troppo curioso. Me ne andai alle prime luci dell’alba. Le vacanze erano finite e l’aereo mi riportò alla mia piccola vita senza sapere se ci saremmo più rivisti.

Con mia sorpresa, lui si fece vivo pochi giorni dopo. Continuammo a vederci. Diventò il mio corso di salsa del venerdì. Io ero la sua serata tra uomini. Due infedeli fedeli l’uno all’altra. Durante uno di questi venerdì decidemmo di provare un club per scambisti. E fu lì che li trovai, proprio di fronte a me. Lui, il mio caro marito. E lei, la mia cara amica Sophie. Mano nella mano, lì, di fronte a me.

 
Fine

 

Prima parte

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