Non sempre confessare significa fare la cosa giusta.

 

Ammettere le proprie colpe è il primo passo per poterle espiare. Ma quando la colpa è un tradimento, non tutti sono d’accordo. Che sia l’avventura di una notte o una relazione clandestina, non è detto che il segreto debba sempre venire allo scoperto.

Alice, 31 anni: “Se tradissi mio marito non riuscirei a convivere con il rimorso”

“Sono dell’idea che una coppia debba condividere tutto. Anche nel caso di un tradimento. Oggi, sono innamoratissima e se mi capitasse di tradire mio marito non credo che riuscirei a convivere con il rimorso. Lo stress di mentire, la paura che lo venga a sapere. No, non saprei gestirli. Anche perché sarebbe prima di tutto mentire a me stessa. Se poi ci aggiungi il mentire a lui… no per me sarebbe troppo. Sbagliare è umano e tutti dovrebbero essere in grado di perdonare. Qualunque sia l’errore. Confessare significa aprire le basi per parlarne, per comprendere quello è successo, per correggere eventuali errori e rafforzare il rapporto. Bisogna essere coraggiosi. Confessare significa mettere l’orgoglio da parte ed essere pronti al giudizio dell’altro. Penso che mio marito sarebbe capace di perdonare. Ma una volta, non di più. E questo per me è già un deterrente fortissimo. Se mi tenessi il tradimento per me, sarebbe facile far finta che non sia successo niente. E magari rifarlo uno, due, tre volte.”

Rachele, 29 anni: “La mia infedeltà è stata la spinta per lasciarlo”

“Credo che tutto dipenda dalla situazione della coppia. Stavo con questo ragazzo da più di un anno ma non credevo davvero alla nostra storia. Avevamo uno stile di vita completamento diverso. Lui voleva una famiglia, io avevo appena conquistato la mia indipendenza. Come questo si ripercuoteva sul rapporto si è visto subito. Una sera ho baciato un tipo a una festa di amici. Ed è stato come avere l’illuminazione. Alla fine, mi dico che ho fatto bene, che questo mi aiutato ad uscire da una situazione in cui non ero felice. Mi ha fatto capire che dovevo lasciarlo. A lui non l’ho detto però, per non farlo soffrire ancora di più.”

Max, 37 anni: “L’avventura di una notte può capitare a chiunque”

“Il contesto è molto importante. L’avventura di una notte particolarmente brava può capitare a chiunque. È una cosa senza importanza, senza conseguenze. È quindi inutile torturare l’altro con una confessione. Non credo che avere “una botta e via” sia per forza sintomo di una crisi di coppia. A meno di averlo fatto in malafede, io sono per non dire nulla. Ma se il tradimento è più subdolo, più ambiguo e, soprattutto, dura da un po’, ecco che confessarlo metterebbe fine al fascino del proibito. Tradire è trasgredire. È questo il suo fascino. Confessare significa portarlo a luce, togliergli quell’alone di mistero e di proibito che lo rende così eccitante.”

Chiara, 40 anni: “Confessare serve al traditore per pulirsi la coscienza”

“Se è solo “una botta e via” non credo che valga la pena distruggere una storia. Ovvio che non deve capitare mai più. E penso anche che raccontare al proprio compagno o alla propria compagna ogni singola “sbandata” sia un atto puramente egoista. Invece che essere prova di onestà, confessare sempre tutto serve solo per pulirsi la coscienza. È solo per riuscire a dormire bene di notte. È lanciare la patata bollente e lasciare che sia l’altro a gestirla. È da codardi.”

Sara, 33 anni: “È umano cedere di tanto in tanto alla tentazione”

“Sono in coppia da più di 5 anni. Ci amiamo, facciamo una vita che ci piace e posso dire che siamo, tutto sommato, felici. Ma quando esco da sola non riesco a resistere, quando mi fanno capire di essere desiderata. E credo che sia una reazione molto umana. Quando sono anni che vieni guardata in quel modo sempre e solo dalla stessa persona, il giorno in cui qualcun altro ti guarda così è uno shock meraviglioso. Ti senti nuova, sexy, sicura di te. A me è capitato già una o due volte e, onestamente, a lui non lo dirò mai. Perché non c’entra nulla con il mio amore per lui. Solo con la “donna sposata” che sono diventata.”

Carolina, 36 anni: “Nel confessare è stato come se si sbloccasse qualcosa”

“Ho tradito il mio compagno un anno fa. Uscivamo insieme da circa 9 mesi ma, all’epoca, ancora non ero riuscita a dare un nome ai mei sentimenti. Non sapevo se ero davvero innamorata, e, nonostante fossero già passati 9 mesi, ancora non riuscivo a dirgli “ti amo”. E più lui mi metteva a nudo il suo cuore e le sue buone intenzioni, più io mi tiravo indietro. Mi sentivo messa alle strette. L’ho tradito per circa due settimane. Per natura sono una persona onesta e ovviamente gli ho detto tutto. Mi ha lasciata immediatamente. Per me è stato come se si sbloccasse qualcosa. È stato come ricevere un elettroshock: l’avevo perso, e proprio nel momento in cui avevo capito che lo amavo! Probabilmente avevo bisogno che lui mi mostrasse che non dovevo darlo per scontato. Mi è servito da lezione. Ci siamo ripresi e adesso non farei mai più una cosa del genere.”

Michele, 34 anni: “bisogna giocare a carte scoperte”

“Non ho mai tradito mia moglie. Stiamo insieme da quasi 12 anni, ma ancora non mi è mai passato per l’anticamera del cervello. In compenso, ho una coppia di amici che stanno insieme da oltre 8 anni che stanno per sposarsi, e so per certo che lei lo ha tradito quando era in Erasmus. Lei non glielo ha mai detto e non glielo dirà mai perché non vuole farlo soffrire per niente. Per me è una decisione senza senso. Come puoi decidere di sposarti se ci sono ancora segreti tra voi? Non sono i presupposti per un buon matrimonio. Lui crede di sposare una ragazza fedele. Capisco che il concetto di fedeltà oggi giorno sia diventato relativo, ma se due persone hanno intenzione di costruire una famiglia insieme non ci dovrebbero essere bugie. Bisogna giocare a carte scoperte.”

 

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