Questo mese Maïa Mazaurette racconta in punta di penna come fare a meno del senso di colpa quando ci concediamo al piacere. E ci fa sentire subito meglio!

di Maïa Mazaurette

 

Gli infedeli sono tutti colpevoli?

Sono davvero spiacente, ma qui ci vuole un po’ di sana onestà intellettuale. Viviamo in una società ossessionata dal concetto di perdono. Da Gesù a Freud, secoli e secoli di cultura ci hanno insegnato che se vogliamo vivere in pace con la nostra coscienza dobbiamo imparare a chiedere perdono. Per noi stessi, per gli altri.

E ciò significa in primo luogo che ci sia qualcosa da farsi perdonare. Una colpa di qualsivoglia natura, di cui ci macchiamo senza nemmeno accorgersene… a casa, in metropolitana, sul lavoro, a letto… Siamo erosi dal senso di colpa, al punto da farne una malattia, e la maggior parte delle volte per delle sciocchezze. L’infedeltà gioca un ruolo chiave in questo paradigma – non a caso è un peccato capitale – perché tradire il partner comporta uno sforzo reale o quanto meno un’intenzione. Non è possibile essere infedeli senza farlo di proposito. Anche dal punto di vista linguistico: tradire è un verbo attivo. Fregati pure dalla grammatica.

Il senso di colpa è ovunque, pure nel vasetto di yogurt… (le mucche saranno allevate in modo etico?) e quando ci si lancia in una relazione extraconiugale, il senso di colpa fa parte del gioco e diamo per scontato che debba essere incluso nel mix emozionale che accompagna l’esperienza. Niente di più sbagliato, ve lo assicuro.

Il modo migliore per non avere nulla per cui biasimarsi (e da farsi perdonare) è il riportare le cose alla loro giusta misura. Ovvero, riconsiderare l’assioma che infedeltà = colpa. Ovviamente non è una cosa automatica, anzi.

Ma riflettiamo. Siamo arrivati al punto di flagellarci quando non ci riteniamo all’altezza della Coppia™ perché viviamo in una società che ci impone di essere amanti, amici, genitori, confidenti, terapisti… È davvero colpa nostra se iniziamo a sentire la pressione di dover ricoprire costantemente così tanti ruoli diversi? E dove sta davvero la colpa? Chi dei due è quello da biasimare se poi è la negligenza dell’altro a spingerci tra le braccia di un terzo? Chi è il cattivo qui, il colpevole o chi incita alla colpa? L’attore o le circostanze che hanno spinto all’azione? Si potrebbe discutere per ore. E si potrebbe anche puntualizzare con sarcasmo che se nelle rotture non c’è mai chi ha completamente ragione e chi ha completamente torto, guarda caso la società ci vieta di applicare lo stesso ragionamento quando si parla di infedeltà. Eppure…

Fatto sta che non abbiamo bisogno di chiedere perdono perché è una situazione in cui non ci sono vittime. Né tantomeno carnefici (anzi, in bocca al lupo a trovarne). Certo, avremmo potuto lavorarci un po’ di più, provare a risolvere i problemi della coppia in un altro modo, sopprimere la tentazione carnale dedicandoci al punto croce. Ma se ignorassi il partner per dedicarmi al punto croce, sarei una fidanzata migliore che se non mi gettassi tra le braccia di un altro? Dobbiamo davvero inginocchiarci sui ceci se la monogamia dura e pura dopo un po’ ci stanca? E se invece la monogamia che abbiamo scelto a un certo punto non rispondesse più ai nostri bisogni immediati, chi stiamo tradendo in questo caso? Di cosa dovremmo scusarci se quello che chiediamo è in fondo solo essere amati e desiderati? Dovremmo davvero chiedere perdono perché abbiamo bisogno di queste cose e le troviamo altrove?

Questa cosa del perdono ritorna puntuale nel post-infedeltà. Secondo uno studio del 2014 dell’Università del Missouri, il perdono è proprio ciò su cui fanno affidamento le coppie per “riparare” la relazione dopo un tradimento. Se il perdono è sincero, si rifletterà positivamente sulla durata del rapporto, sul livello di impegno reciproco e pure sulla soddisfazione in camera da letto. Non si tratta di mettere la testa sotto la sabbia, anzi. È un modo per ricongiungersi con l’altro, di capire perché a uno dei due l’erba del vicino sia sembrata più verde (lo sembra sempre), di redistribuire la colpa. Perché perdonare significa anche farsi un bell’esame di coscienza.

Allora sì, l’infedeltà in questo caso è un piacere colpevole. Ma tutto è colpevole. Siamo stati educati a sentirci in colpa per tutto, costantemente, inclusi i momenti in cui – oggettivamente – le circostanze non danno scelta. Certamente, esiste il libero arbitrio. Ma allo stesso modo esiste la responsabilità collettiva. Magari hai bisogno di perdonare il partner, magari hai bisogno di perdonare te stessa. O magari non c’è nessun bisogno proprio. Ricordiamoci sempre: chi è senza peccato scagli la prima pietra. E nessuno, ripeto nessuno, ha il diritto di giudicare chi è colpevole e chi è innocente: né la vicina, né la giustizia, e nemmeno la vocetta del grillo parlante.

E poi, non c’era chi diceva che le cose proibite hanno sempre il gusto migliore?

Maïa Mazaurette

Maïa Mazaurette è opinionista, autrice, sceneggiatrice, specializzata nelle tematiche di sessualità e “sexpert” ufficiale della rivista GQ Francia. A 36 anni, di cui 9 passati in giro per il mondo, vive oggi tra Parigi e New York. Maïa Mazaurette è autrice di diversi best-seller che, con uno sguardo tutto al femminile, portano alla luce questioni esistenziali sulla vita di coppia e sul genere maschile.
In esclusiva per Gleeden, Maïa tiene ogni mese sul blog la sua “Rubrica di Maïa Mazaurette dove, con il suo stile unico, scrive senza tabù di sesso, infedeltà e relazioni di coppia.