Quando si parla di tradimento, banalizzare è la cosa peggiore che uno possa fare.

di Maïa Mazaurette

 

Gli infedeli sono anche traditori? Vedete, le parole sono importanti, e scappano di mano più veloci di un flirtaggio da ubriachi. Si inizia con il verbo tradire, che quindi diventa ingannare, e poi abusare… di questo passo si fa presto a trasformare una goccia d’acqua in uno Tsunami, una sveltina in una tragedia. No, non si “abusa” del coniuge quando lo si tradisce. E non perché voglia banalizzare, per carità. Ma almeno cerchiamo di mettere le cose in prospettiva.

L’infedeltà è sempre descritta come il male. Chi la mette in pratica come un malvagio. Ma perché? Anche “cornuto” è un insulto. Mi spiegate perché uno dovrebbe insultare chi, poverino, non ha fatto proprio niente? Quando il giudizio pubblico su un affare privato fa più danni dell’atto in sé, bisognerebbe farsi qualche domanda. Perché ci comportiamo in modo tanto ingiusto?

Secondo me, è perché non siamo più capaci di vedere le cose come stanno. Non credo che vi sia sfuggito il nesso tra il concetto di “fedeltà” e tutta quella serie infinita di valori morali che gli abbiamo messo addosso, e che – sfortunatamente – facciamo fatica ad applicare nel contesto di una camera d’albergo.

Siamo fedeli agli amici. Siamo fedeli alla famiglia. La fedeltà è quella cosa che ricopre come un’armatura. E se invece fosse a strati, come un millefoglie? Fedeltà più piccole impilate l’una sull’altra. Rifiutare questa complessità porta a fare associazioni di idee non solo contestabili, ma proprio del tutto errate: uno che è infedele a letto deve per forza essere un opportunista, capace di pugnalare alle spalle gli amici e di evadere il fisco. Un po’ come se dicessi “mia nonna ha i denti; le forchette hanno i denti; mia nonna è una forchetta”. Non fa una piega, no?

E infatti sto ancora aspettando di incontrare una persona capace di essere infedele a tutto, su tutti i livelli. Scegliere significa dover rinunciare a qualcosa: quando cancello un pranzo di famiglia per correre da un’amica in difficoltà, significa che in quel preciso istante ho scelto di essere fedele all’amicizia invece che ai miei genitori. E questo non fa di me una persona orribile, ma semplicemente una persona.

L’idea che un’infedeltà sessuale possa contaminare tutte le altre fedeltà, implica ridurre la nostra individualità alla pura sessualità. Il che ovviamente è falso, tutti d’accordo. Sentiamo parlare continuamente di uomini di potere che pagano i servizi di dominatici professioniste, o del politico ultra bigotto e conservatore che finisce puntualmente in qualche scandalo sessuale.

L’infedeltà così com’è dipinta oggi ci costringe a classificare le persone in “buone” o “cattive”. Ma siamo proprio sicuri? Una persona che va a vedere se l’erba del vicino è veramente più verde, non sta facendo nient’altro che questo. Atteniamoci ai fatti, quelli veri e non costruiti. Se no finiamo nella logica assurda di cui sopra, in cui le nonne sono forchette.

E questo fa male a tutti. Agli infedeli, feriti a colpi di sentenze morali definitive. Ai loro coniugi, schiacciati dal peso del sospetto fino ad arrivare alla paranoia del controllo estremo e all’insanità mentale.

In conclusione, l’infedeltà è un fenomeno momentaneo, non necessariamente grave, e che non implica delle falle morali larghe come la fossa delle Marianne. Possiamo parlarne. Anche perché mi dicono sia tornata la primavera.

Maïa Mazaurette

Maïa Mazaurette è opinionista, autrice, sceneggiatrice, specializzata nelle tematiche di sessualità e “sexpert” ufficiale della rivista GQ Francia. A 36 anni, di cui 9 passati in giro per il mondo, vive oggi tra Parigi e New York. Maïa Mazaurette è autrice di diversi best-seller che, con uno sguardo tutto al femminile, portano alla luce questioni esistenziali sulla vita di coppia e sul genere maschile.
In esclusiva per Gleeden, Maïa tiene ogni mese sul blog la sua “Rubrica di Maïa Mazaurette dove, con il suo stile unico, scrive senza tabù di sesso, infedeltà e relazioni di coppia.